Transiti illeciti intercettati alla dogana di Chiasso a fine marzo, 20/4/08

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view post Posted on 15/9/2008, 23:55
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Lei certamente non rischia di essere un ortaggio, perché perfino un carciofo ha un cuore (Il favoloso Mondo di Amelie)

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IL CAFFE'
20/04/08

Transiti illeciti intercettati alla dogana di Chiasso a fine marzo

Patrizia Guenzi


Quattro cuccioli meticci di pastore maremmano partiti dal sud Italia hanno fatto sull’attenti il responsabile dell’Ufficio del veterinario cantonale, Tullio Vanzetti, che ne avrebbe immediatamente deciso il sequestro. I cani - di circa 50 giorni, due neri con una macchia bianca sulle zampe e due pezzati bianchi e neri - erano privi di microchip e documentazione sanitaria e provenivano da Poggio Sannita, via Napoli, con trasporto cargo a Malpensa. Transitati illegalmente tra il 27 e il 31 marzo scorsi dalla dogana di Chiasso, sarebbero poi stati consegnati a due persone residenti nel Luganese, peraltro non nuove ad azioni di questo tipo. “Il reato è importazione illegale di animali e la multa può arrivare anche a parecchie migliaia di franchi perché il rischio sanitario potrebbe rivelarsi molto alto”, taglia corto Vanzetti.
“La mancanza di vaccinazioni, soprattutto contro la rabbia, e l’assenza di microchip rende impossibile un controllo sulla salute degli animali. Soprattutto se questi provengono da zone extraeuropee, dove ad esempio la rabbia è ancora presente, mentre in Svizzera è stata debellata da molto”. Intanto, anche il servizio investigativo delle dogane, a Lugano, conferma di aver aperto un’inchiesta fiscale per mancato annuncio di “merce”. Ma i cani coinvolti in quello che ha tutta l’aria di essere un illecito traffico di animali sarebbero di più. Tant’è che altri sei, provenienti anch’essi dall’Italia, sarebbero già stati sequestrati dalle autorità ticinesi.
Insomma, dopo i “movimenti” sospetti di quattrozampe da parte dell’associazione animalista Hundehilfe, con sede prima a Turgovia in seguito a Berna, già più volte bacchettata dai responsabili dell’Ufficio del veterinario cantonale per commercio di cani sul suolo elvetico senza autorizzazione, un’altra gatta da pelare per Vanzetti. In questo caso specifico non si sa se Hundehilfe sia coinvolta o meno. Fatto è che, ancora una volta, dei cani coinvolti non si sa nulla sulla loro provenienza. Spesso, infatti, gli animali vengono coinvolti in traffici internazionali con agganci non solo nei Paesi dell’Est, ma pure nel nord Africa. Il che giustifica i timori dal punto di vista sanitario. “La rabbia è un virus che colpisce molti mammiferi, così come l’uomo – insiste Vanzetti -. Con un’incubazione molto lunga, da poche settimane fino a due anni. Dobbiamo essere consapevoli che portare in Svizzera animali di cui non si conosce la provenienza può essere molto rischioso. Di rabbia si può anche morire, ricordiamocelo”.
La faccenda è complicata. Ovvio che le autorità veterinarie stiano in guardia. Autorità cui spetta eventualmente la decisione di sopprimere gli animali portatori di gravi malattie. “Non possiamo rischiare la vita delle persone”, commenta Vanzetti. E aggiunge: “C’è un’altra informazione totalmente errata che circola tra la gente. Ovvero che, grazie ai trattati bilaterali, in Svizzera sia permesso l’acquisto o l’introduzione di cani con la coda o le orecchie tagliate. Niente affatto! Se qualcuno dovesse per ipotesi portarsi dalle vacanze all’estero un cucciolo in regola dal punto di vista sanitario, ma con la cosa mozza, andrebbe contro la legge”.
Eppure non sempre è facile mettere le mani su traffici di animali. Sovente capita che si perdano le tracce. Entrano nel nostro territorio non solo via aria, ma anche via terra, viaggiando in condizioni drammatiche. Ai comandi di polizia italiani e alle aziende sanitarie locali (Asl) sovente giungono segnalazioni di gabbie di animali nascoste sotto carichi di frutta e/o ortaggi. Ogni volta, oltre ad essere privi di documentazione sanitaria e microchip, se provenienti dal sud, sono spesso affetti da lesmaniosi, tigna, rogna, patologie oculari e delle orecchie e i cuccioli possono essere portatori di malattie infettive gastrointestinali.
 
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